Report 03 aprile 2017

DIO COCA-COLA

La Coca Cola è la più venduta al mondo: circa due miliardi di bottiglie al giorno, cinquecento marchi distribuiti in duecento paesi. Per capire come è diventata la numero uno abbiamo fatto un viaggio negli Stati Uniti, nella sede storica di Atlanta, dove c’è la cassaforte che conserva la sua formula magica, il primo segreto del suo successo.
L’inviata di Report ha viaggiato tra Canada, Messico, Colombia, Mauritania e poi negli stabilimenti italiani di Nogara (VR), Oricola (AQ), Marcianise (CE) e nella Sibeg di Catania.
L’uso delle concessioni delle falde, il braccio di ferro con le autorità sanitarie che tentano di limitare i danni dello zucchero introducendo la tassa sulle bevande gasate e zuccherate, i finanziamenti e le sponsorizzazioni, le spy stories: sotto la lente di Report sono passate tutte quelle strategie che hanno consentito alla Coca Cola di mantenere il primato per centotrenta lunghi anni. Report ha poi fatto analizzare il contenuto della Coca Cola, e di alcuni degli altri duecento prodotti di punta dell’azienda di Atlanta.

BIBERON A TUTTO GAS

Cinquecentomila neonati italiani ogni anno succhiano, direttamente dai biberon dell’ospedale, residui di ossido di etilene, un gas cancerogeno secondo l’Oms. Oltre un anno fa, la direzione prevenzione sanitaria del ministero della Salute aveva raccomandato di non utilizzarli se non in casi particolari, ma alle Asl italiane non è stato comunicato e nel frattempo gli appalti sono andati avanti. Sette milioni di biberon e tettarelle trattati con l’ossido di etilene continuano ad essere utilizzati negli ospedali italiani, anche se in Europa già dal 2007 è vietato sterilizzare con questo gas i contenitori ad uso alimentare. Com’è possibile?

PRESENZE INGIUSTIFICATE

Ai professori universitari la legge Gelmini aveva bloccato gli scatti di stipendio per cinque anni. Allora per compensarli è stato stanziato un incentivo una tantum di 108 milioni che ogni ateneo distribuisce ai più meritevoli con le proprie regole. A Perugia per esempio l’incentivo va da ottocento a cinquemila euro. ma capita che i soldi se li intasca anche il luminare che non si fa mai vedere in facoltà, mentre i docenti che si impegnano restano esclusi.