Report 26 aprile 2015

FIDATI DI MEF

La buona notizia è che quest’anno, ogni mese, la Bce ci comprerà 7 miliardi e mezzo di titoli di stato,e questo dovrebbe dare un po’ d’ossigeno all’economia; grazie a questa iniezione di liquidità dovremmo anche risparmiare circa 6 miliardi e mezzo di spesa per interessi sul debito. Peccato per quella palla al piede che ci stiamo trascinando, con i “derivati” del Tesoro, ovvero una serie di operazioni finanziarie delle quali non è dato conoscere dettagli né scadenze, a causa delle quali l’anno scorso ci siamo fumati 3 miliardi e 300 milioni di risparmi per il calo dello spread. Negli ultimi anni è un crescendo di miliardi che fluiscono dalle tasche dei contribuenti a quelle delle 17 banche estere e 2 banche italiane con le quali il Tesoro ha fatto i derivati, o “swap”. Ci sono costati soldi veri: 2 miliardi e 900 milioni nel 2011, 3 miliardi e 8 nel 2012, 2 miliardi e 9 nel 2013, 3 miliardi e 3 nel 2014. A cui si aggiungono le perdite che sono state nascoste dentro le rinegoziazioni e di cui non si sapeva nulla fino a 2 giorni fa, e che sono altri 2 miliardi e 400 milioni. “E’ tutta colpa della situazione anomala dei tassi”, si giustificano al Tesoro, ma cosa c’è dentro il portafoglio dei derivati è un segreto che vale 42 miliardi di perdita potenziale stimata al 31 dicembre. Un segreto di cui sono a conoscenza pochi dirigenti ed ex ministri, che poi sono andati a lavorare nelle banche d’affari. Chi non può sapere nulla delle probabilità di perdita con questi strumenti siamo noi contribuenti, che prestiamo le garanzie. Fino ad oggi il Tesoro rispondeva alle richieste di trasparenza mandando in Parlamento a rispondere gente che non ne sapeva niente, tipo i sottosegretari all’istruzione. Ma dopo anni di silenzio si è presentata a rendere conto la persona che da 15 anni gestisce i 2mila miliardi del nostro debito pubblico, la dottoressa Maria Cannata, per dire “tranquilli, non c’è rischio perché abbiamo fatto solo l’equivalente di un’assicurazione”. Come si dimostrerà non è andata proprio così. E allora il paese che rischi sta correndo? Ma soprattutto in che mani siamo, in quelle di Maria Cannata o in quelle delle banche?

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