Report 05 giugno 2017

CHIARE, FRESCHE E DOLCI ACQUE

Sgorgano in aree incontaminate, vengono imbottigliate direttamente alla sorgente e sono batteriologicamente pure. Quello delle acque minerali è un mercato in crescita. Siamo il paese, in Europa, che consuma più acqua minerale imbottigliata: oltre 12 miliardi di litri l’anno, con un fatturato di tre miliardi e mezzo di euro. Ma quali sono le normative che regolano questo settore? E quali sono le differenze con l’acqua potabile? Dalla Basilicata al Lazio fino al Trentino Alto Adige, scopriremo quanto pagano le aziende per la concessione delle sorgenti, e se hanno o meno partecipato a una gara a evidenza pubblica per averne la disponibilità. Ma cosa beviamo? Report ha fatto analizzare da un prestigioso istituto inglese trentadue tra i più famosi marchi di acqua che sono presenti sulle nostre tavole.

CRACK ATOMICO

Quanto sono sicure le centrali nucleari europee? La bancarotta della francese Areva, società pubblica produttrice di reattori, è stata evitata solo grazie all’intervento del governo, mentre non ce l’ha fatta l’americana Westinghouse, nome storico nell’industria del nucleare. Una crisi che colpisce l’intero settore e rischia di ripercuotersi sulla sicurezza. Siamo andati a vedere lo stato dei reattori: alcuni hanno già raggiunto la fase conclusiva del loro ciclo di vita, altri soffrono di drammatici problemi strutturali, per altri ancora sono emerse gravi anomalie che erano state tenute nascoste falsificando documenti e rapporti interni. In un caso addirittura la centrale nucleare è stata costruita a poche centinaia di metri da una faglia sismica attiva, di intensità medio-alta. Nonostante tutto i reattori continuano a essere tenuti in attività, perché i governi non possono permettersi di rinunciare all’energia prodotta da queste centrali. L’Italia ha chiuso con il nucleare negli anni ottanta.

LA NUOVA VIA DELLA SETA

Dicembre 2011, a Duisburg in Germania arriva il primo treno merci diretto dalla Cina: oltre diecimila chilometri in tredici giorni, tre volte più veloce della nave. È l’inizio della “nuova via della seta”, che il presidente Xi Jinping definisce “il progetto del secolo”. Ferrovie, porti, strade, poli logistici, zone economiche speciali: sono solo alcuni degli investimenti che la Cina vorrebbe realizzare in oltre sessanta paesi e per i quali ha già sborsato oltre cinquanta miliardi di dollari, ma secondo le stime degli analisti di Credit Suisse il piano potrebbe convogliare nei paesi partecipanti fino a 502 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. Il progetto, che oggi chiamano “One Belt One Road”, combina almeno due obiettivi del governo cinese: sostenere la domanda per le proprie aziende che hanno fame di grandi progetti infrastrutturali e attrarre sempre più paesi nell’orbita dell’influenza cinese. La “nuova via della seta” è quindi un progetto che per i paesi che hanno bisogno di infrastrutture può essere un fattore di sviluppo, a patto che venga realizzato a determinate condizioni come per esempio il rispetto delle condizioni di lavoro, l’equo compenso per chi viene espropriato, la sostenibilità ambientale… Un viaggio tra Cina, Kazakhstan , Sri Lanka, Polonia, Germania, Grecia per capire se questo avviene, vantaggi e rischi del gigantesco progetto che ambisce a ridisegnare l’ordine mondiale. E noi come ci entriamo? Ci conviene? Siamo in ritardo? Il premier Gentiloni è stato l’unico leader dei paesi del G7 ad andare al primo forum internazionale che si è svolto tre settimane fa a Pechino. Che cosa si prepara?